mercoledì 20 luglio 2016

Marquee Moon

I remember how the darkness doubled. Questo il suggestivo inizio di Marquee Moon, l’epica (oltre dieci minuti di durata nella versione originaria) canzone che fa da fulcro – fin dal titolo – al primo album dei Televison; ovvero a uno degli esordi migliori della storia del Rock. La voce di Verlaine arriva – graffiante proprio come la sua chitarra – soltanto dopo che gli altri strumenti hanno fatto il loro ingresso uno alla volta, per raccontare di una stralunata escursione mentre la tensione dinamica aumenta. Prima del lungo intermezzo strumentale, le stesse scale introducono tre volte il ritornello, che in un crescendo vede il protagonista prima aspettare, poi esitare e da ultimo decidere di porre fine all’attesa.




Io ricordo
Come l’oscurità raddoppiò
Rimembro
Il fulmine colpire sé stesso
Stavo ascoltando
Ascoltando la pioggia
Stavo udendo
Udendo qualcos’altro

La vita nell’alveare increspava la mia notte
Il bacio della morte, l’abbraccio della vita.
Stavo là, sotto alla Luna del tendone, aspettando, semplicemente

Mi rivolsi a un uomo
Giù ai binari
Gli chiesi
Come facesse a non impazzire.
Mi disse: “Guarda qui, giovane, non essere così felice.
E Santo Cielo, non essere così triste”.

La vita nell’alveare increspava la mia notte
Il bacio della morte, l’abbraccio della vita.
Stavo là, sotto alla Luna del tendone
Esitando

Una Cadillac
Sbucò fuori dal cimitero
Inchiodò davanti a me
Tutto ciò che dissero: Sali su

La vita nell’alveare increspava la mia notte
Il bacio della morte, l’abbraccio della vita.
Stavo là, sotto alla Luna del tendone
Non aspetterò

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